Molte persone credono che le api e gli altri insetti impollinatori muoiano soprattutto a causa dei pesticidi usati in agricoltura, e in parte è così, ma non tutti sanno che la principale causa di moria di queste preziose creature, non sono i pesticidi, bensì la scomparsa di habitat naturali e – di conseguenza – la carenza di cibo su vasta scala che porta questi insetti a morire letteralmente di fame. 

È  in effetti un dato di fatto che la semplificazione del paesaggio attualmente in corso, determina risorse alimentari insufficienti nel raggio di volo degli insetti impollinatori. (Nogué et al., 2016).

In Italia, in modo specifico, i risultati del terzo report nazionale sulla Direttiva Habitat (Genovesi et al.2014) mostrano che dei 132 habitat d’interesse comunitario il 67% si trova nello stato di conservazione «sfavorevole». 

L’estinzione delle api e degli altri insetti impollinatori

Al momento non abbiamo dati esatti della portata di quanto sta avvenendo, ma la scienza concorda sul fatto che tra gli insetti impollinatori è in atto un declino senza precedenti. Solo per fare un esempio, in Europa una specie di api e farfalle su dieci è a rischio di estinzione.

A livello globale, invece, un Rapporto dell’IPBES (Intergovernamental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services dell’ONU, 2019) segnala che il declino degli insetti procede ben otto volte più velocemente di quello di mammiferi, uccelli e rettili. 

In Europa quasi la metà delle specie di insetti è in grave declino e un terzo è in pericolo di estinzione, inoltre, il 9% delle specie di Apoidei è minacciato di estinzione e il 37% delle popolazioni di api sta diminuendo drasticamente. Il declino della popolazione delle farfalle ad esempio, è arrivato al 31% (IUCN,2015 e Mullin et al. 2010)

Che cosa sta succedendo? Le cause di questo disastro, purtroppo, sono tutte riconducibili ad attività umane:

  • Perdita di habitat
  • Pesticidi e agricoltura intensiva
  • Inquinamento ambientale
  • Cambiamenti climatici
  • Malattie e specie esotiche invasive

I pesticidi quindi non sono l’unico problema, ma si aggiungono a tanti altri fattori e, attualmente, la principale causa del declino degli impollinatori è la fame, conseguenza dalla perdita di habitat naturali.

La scomparsa degli habitat naturali

Le api e gli altri insetti impollinatori stanno passando un momento complicato essenzialmente perché non ci sono più fiori. Fiori che producono il nettare e il polline di cui si cibano.

Le nostre campagne sono ormai diventate dei grandi deserti verdi. I prati vengono falciati e diserbati in continuazione e quindi le piante pluriennali non fanno in tempo a fiorire e, conseguentemente, a fare semi. In questo modo nel giro di due o tre anni scompaiono e al loro posto prendono il sopravvento le piante graminacee, che però non producono nettare e nemmeno polline utile agli impollinatori. Oltre ai diserbanti, anche la continua concimazione fa prevalere le graminacee perché arricchisce il prato d’azoto.

Ricreare degli ambienti, delle oasi, dove gli impollinatori possano vivere e riprodursi può sicuramente aiutare a salvaguardarli e questa è la missione di Saving Bees.

Le oasi apistiche di Savingbees

Dopo aver iniziato ad allevare api per avere un po’ di miele, mi sono reso conto del problema della scomparsa degli habitat in natura e ho deciso di fare qualcosa. Ho pensato quindi di creare delle oasi per salvare questi insetti. Sono un agronomo e voglio che questo sia il mio contributo da lasciare a quelli dopo di me” – racconta Matteo De Simone, fondatore di Saving Bees.

Ma che cos’è esattamente un’oasi apistica?

L’oasi apistica di Savingbees è una grande area creata per favorire il reinsediamento naturale degli impollinatori. Per permettere la vita e la riproduzione di questi insetti, infatti, c’è bisogno di molto spazio, almeno un ettaro/un ettaro e mezzo per ogni oasi. E servono tante oasi, quali punti di ristoro, diffusi in tutto il territorio

Si tratta un habitat con abbondanza di cibo, perché abbiamo seminato tanti fiori diversi, che producono nettare e polline. Un luogo indisturbato dove il terreno non viene più arato per proteggere anche i numerosi impollinatori, che spesso fanno i nidi sottoterra. 

Questo enorme prato fiorito, inoltre, crea molta biodiversità perché permette la convivenza di molte specie diverse. Non solo le api e gli altri impollinatori, ma anche tanti mammiferi come lepri e fagiani trovano protezione dentro questa selva vegetale fiorita.

La prima oasi apistica creata da Savin Bees, su una superficie di 13.300 mq, è nata nel 2018 e ora stiamo creando la seconda con il meraviglioso obiettivo di creare almeno un’oasi all’anno in tutta Italia e chissà, magari in futuro anche all’estero. 

Petra Invernizzi